sabato 26 maggio 2012

Persone che hanno lasciato un segno positivo...

Il gruppo explorer ritenendo che la vita di ognuno può essere, consapevolmente o inconsapevolmente, influenzata positivamente o negativamente dal comportamento, dalle parole e dalle scelte dei propri simili, ha deciso di approfondire la “conoscenza” di coloro che hanno lasciato un segno positivo nella vita di chi li ha frequentati, dei contemporanei e dell’ umanità. Patrimonio dell’umanità dovrebbero essere non solo i monumenti e le bellezze naturali ma anche certe storie di vita.

San Filippo Neri : il Santo della gioia
San Filippo Neri (Firenze, 21 luglio 1515 – Roma, 26 maggio 1595)
Visse a Firenze fino a 18 anni, quando fu inviato presso uno zio a Cassino, per essere avviato alla professione di commerciante. In quegli anni cominciò a sentire la propria vocazione religiosa, così da costruire una piccola cappella in una roccia a picco sul mare denominata "Montagna Spaccata" (ancora oggi visitabile) a Gaeta, dove si recava tutti i giorni per pregare in silenzio.
Nel 1534 si recò a Roma come pellegrino ma vi rimase in qualità di precettore dei figli del capo della Dogana. In quel periodo si occupò degli infermi, abbandonati a sé stessi, dei poveri e dei pellegrini. A trentacinque anni, decise di diventare sacerdote.
Filippo è stato senza dubbio uno dei santi più bizzarri della storia della Chiesa, tanto da essere definito "santo della gioia" . Colto, creativo, amava accompagnare i propri discorsi con un pizzico di buon umore. Confessava con la stessa discrezione e la stessa bonarietà sia poveri che ricchi, sia principi che cardinali, dando a volte penitenze alquanto bizzarre, sicuro che, dopo aver fatto una simile figuraccia, il penitente non avrebbe più provato a compiere quel peccato. Vi è ad esempio un simpatico aneddoto che narra come a una donna, che aveva il vizio di sparlare degli altri, fu comandata dal santo di spennare per strada una gallina morta e poi di raccoglierne tutte le penne volate via. Alla richiesta del perché, da parte della donna, rispose che questo era come il suo sparlare, le sue parole si spargevano ovunque e non si potevano raccogliere più.
Si offriva a tutti con generosità e soprattutto con un buon sorriso, tanto da essere definito dai contemporanei come "Pippo il Buono".
Filippo Neri fonda il primo Oratorio in cui soleva riunire non solo i poveri figli della strada ma anche giovani di famiglia benestante, e persino figli di principi. Qui scaturirono nuovi strumenti di catechesi e pedagogia cattolica, ancora oggi si ricorda la sua esortazione in romanesco: "State bboni (se potete...)
Quando papa Clemente VIII decide di nominarlo cardinale lui rifiutò la carica, dicendo, verso il cielo: “paradiso, paradiso … preferisco il paradiso”






sabato 12 maggio 2012

La mamma

Un augurio a tutte le mamme dal gruppo explorer e un grazie di tutto cuore a quelle madri che riescono a trasformare ogni giorno dei loro figli in un momento di festa, di gioia e di amore come magistralmente ci racconta la poetessa Alda Merini...

"...ripenso con nostalgia a quei Natali solenni, quando la mamma faceva enormi presepi, metteva le figurine dei pastori e i laghetti di specchio. Ci facevano trovare il carbone, alle volte, ma eravamo contenti lo stesso: poi, dietro il carbone, c'erano sempre tre caramelle. Però era arrivato Gesù, era questo che importava, vedere che sulla paglia del presepe qualcuno aveva deposto il bambino. E si pregava, si pregava insieme davanti a quella statuina, ignorando che il piede lieve della mamma era andato lì di notte per deporlo... Allora ignoravamo tutto della vita, anche il mistero della nascita, un evento che per noi cadeva dal cielo. La Madonna non appariva sorpresa, neanche San Giuseppe, e noi piccoli eravamo in un regno di favola bello che abbiamo perduto. Ci dimenticavamo dei doni e stavamo piuttosto a guardare quel bambino appena nato domandandoci se aveva freddo, ma la mamma ci diceva che aveva l'amore della Madre... Ecco, forse anche in tarda età chi mi scalda ancora nelle notti di solitudine è l'amore della mamma, che io amavo tanto e che credevo che, come Maria, non sarebbe mai morta.

Sì, si può morire d'amore per un uomo, ma quello che mi fece impazzire, forse, fu quella porta chiusa di mia madre dolcissima, che io credevo eterna, come tutti i figli.
E mi sono resa conto, a un tratto, che non avevo mai ascoltato i suoi lamenti tanto ero giovane. Ma quanto si paga la giovinezza! Anch'io, come le mie figlie, quando andavo a casa sua le portavo via gli oggetti più preziosi perché... nella mia casa sarebbero stati bene, e una madre si fa sempre derubare. A lungo andare morì, senza chiedere mai niente, ma era così felice della nostra gioia che forse non morì veramente mai. L'abbiamo derubata, ma soprattutto - e sembra un eufemismo - avremmo voluto (che Dio mi perdoni) portarle via quegli occhi, così verdi, così dolci, così innamorati di noi. Sono passati decenni da quei Natali e ancora cerco l'odore dei mandarini o del bollito, che si mangiava solo quel giorno. Erano i nostri doni. Oggi invece si tende a saltare il Natale, si va direttamente all'arrivo dei Magi, ai doni, la nascita quasi non esiste più, forse perché le nostre donne non sanno essere madri. E i bambini, tra televisione e futili regali, sono i più grandi emarginati del nostro tempo: abbiamo rubato loro l'infanzia e la religiosità della vita.
Mi si chiede cosa vorrei trovare questa notte sotto il presepe: la mia Barbara, la mia Flavia, le mie figlie che mi furono tolte quando una maestra, assistente sociale, trovando che la casa non era ordinata me le portò via. Sono sempre stata una disordinata perenne, ma avevo quattro bambine felici alle quali suonavo le "nenie" di Natale. Andando in solaio ho trovato le mie vecchie famose poesie tutte imbrattate delle loro figurine: giocavano con le mie grandi poesie! Io non ho pianto su queste, ma su quelle figurine sì. Loro non sapevano cosa vuol dire genio, conoscevano solo due parole: mamma e bambino. Il mio presepe privato."